Mio figlio Germano. My son, Germano.
Germano non ricorda la sua infanzia, forse perché non l’ha vissuta.
A 9 mesi una meningite gli ha provocato danni cerebrali da cui sono scaturiti pesantissimi attacchi di epilessia che lo hanno accompagnato tutta la vita.
Non ha potuto lavorare, avere un figlio, una donna, avere nulla di cui una persona in salute può fortunatamente godere.
Ha vissuto tra corse in ospedale, visite e medicinali.
E’ morto il 9 Dicembre 2016 a seguito di un cancro che ha reso gli ultimi suoi anni un inferno di sofferenza.
Ho deciso di dedicargli questo racconto perché Germano era una persona incredibile, era la dimostrazione vivente di come il bambino che è in ognuno di noi può continuare a vivere e a stupirsi per le cose semplici di tutti i giorni, con un sorriso meraviglioso da regalare in ogni occasione.
Germano non aveva bisogno di nulla, nonostante tutto era in grado di sorridere sinceramente e di regalare gioia a chi aveva la fortuna di conoscerlo.
Racconto questa storia perché ho capito quanto grande può essere l’amore di una madre per un figlio.
Una donna che ha dedicato 68 anni della sua esistenza a lui e alla sua malattia, rinunciando a tutto.
Germano forse non aveva bisogno di altro perché di sicuro era circondato e protetto dall’amore, quello vero.
Testo di Pietro Sorano (Autore).
Lavoro Vincitore del “Ghedi Photo Festival – Portfolio Tornado, 2017, FIAF”.