Handfasting significa letteralmente “legare le mani” ed è il nome di un antichissimo rito del matrimonio celtico particolarmente diffuso in Scozia e Irlanda. Risale addirittura al IX Secolo a.c.

Per i Celti la natura rappresentava l’essenza stessa della vita e l’anima di un uomo era indissolubilmente legata a tutti i suoi elementi: alberi, rocce, fuoco, acqua, etc.

Da quando Kate Middleton e il principe William decisero nel 2011 di riesumare quest’antica tradizione in occasione del matrimonio reale, sempre più coppie in tutto il mondo ne restano affascinate e si lasciano trasportare dalla sua irresistibile magia.

In questo rito che tradizionalmente viene celebrato all’aria aperta, in luoghi con tanto verde(boschi, colline, giardini, etc.) gli sposi avvicinano le mani mentre l’officiante le unisce con un nastro o una corda colorata (ogni colore ha un significato diverso che esamineremo a breve) realizzando un nodo che ricorda il simbolo dell’infinito e che sancisce l’unione eterna.

Originariamente il nodo era realizzato un anno prima del matrimonio. La coppia iniziavauna vera e propria convivenza e trascorso tale periodo di “prova” decideva se formalizzare o meno il matrimonio.

Nel rito handfasting la natura è protagonista assoluta, tanto che il celebrante (anticamente il Druido) deve invocare davanti agli sposi i quattro elementi: acqua, fuoco, aria e terra. Al termine della cerimonia, le due anime che si sono cercate a lungo finalmente potrannofondersi in una sola entità.

Il fascino di questo rito è incredibile, l’ho potuto constatare di persona durante il matrimonio di Valeria e Stefano del 10 Settembre 2022. Questa splendida coppia ha scelto sia il rito cattolico che quello pagano. Quest’ultimo si è svolto all’ombra di un salice nella splendida location di Corte d’Aibo a Monteveglio (BO).

L’handfasting nasce come vero e proprio patto di sangue, tanto che per rispettare alla lettera l’antica tradizione, prima di realizzare il nodo, il polso destro di entrambi gli sposi dovrebbe essere inciso con un pugnale per creare una piccola ferita sanguinante. Solo dopo aver sovrapposto i polsi in modo che le ferite combacino, è possibile procedere con il nodo a infinito.

Durante la cerimonia la coppia deve trovarsi all’interno di un grande cerchio – tradizionalmente fatto di sassi disposti in modo circolare, c.d. Cromlech, ma che può essere realizzato anche con fiori e boccioli o con le sedute degli invitati che assistono alla cerimonia – all’interno del quale l’universo e l’uomo si fondono grazie all’energia emanatadagli elementi della natura e dall’amore dei cari che assistono all’evento.

Dopo il nodo gli sposi leggono le promesse, o tradizionalmente recitano quest’anticaformula:

You are Blood of my Blood, and Bone of my Bone

I give you my Body, that we Two might be One

I give you my Spirit, until our Life shall be Done”

ovvero, tradotto..

Sei sangue del mio sangue 

Ossa delle mie ossa 

Ti dono il mio corpo così noi due saremo uno 

Ti dono il mio Spirito fino alla fine della nostra vita”.

Al termine della cerimonia la coppia libera le mani dal nastro prestando l’attenzione necessaria a non sciogliere il nodo che sarà custodito in ricordo dei voti reciproci.

Altre curiosità che riguardano il rito celtico sono ad esempio il numero dei testimoni, che come nel matrimonio cattolico sono quattro, ma in questo caso il riferimento è agli elementi della natura: acqua, fuoco, aria e terra. Oppure il colore del nastrino o della corda che lega le mani e che tradizionalmente è bianco per la sposa, a rappresentarne la purezza, e rosso per lo sposo, sinonimo di passione, desiderio e fertilità. Il rito originario prevede la possibilità di utilizzare ben tredici colori diversi, ognuno col suo significato.

Per rafforzare e rendere il legame con la natura autentico e consentire quello scambio di energie che suggellerà la fusione delle anime, tutti i presenti restano a piedi nudi durante la celebrazione, a stretto contatto con la terra (anche i fotografi).

Come non restarne completamente affascinati?