• Ma ha gli occhi chiusi!
  • Vero, però è emozionante. Ha quest’espressione così felice, e poi guarda che fossette!
  • Ma no, è una fotografia sbagliata e, osservandola meglio, l’orizzonte è pure storto. E ti dirò di più, noto anche del micromosso!
  • Non esageriamo adesso! Sarà inclinato di un’infinitesima frazione di grado. Micromosso? Ma come parli? Cosa vai a notare?
  • Ecco, questa è una fotografia!

E mi indica un’immagine che avevo volontariamente scartato dalla selezione, perché non mi raccontava nulla.

  • Ah, non so cosa dire. Abbiamo due modi diversi di intendere la fotografia, evidentemente.
  • Ascolta, non c’è tanto da interpretare! Una fotografia o è corretta o è fatta male. E questa è fatta male!

Lo osservo un po’ come quando, scrutando il cielo, il passaggio di un asino volante ti convince che non era solo un modo di dire. Sul mio volto probabilmente è impresso un ghigno misto a stupore e paura. E il mio interlocutore se ne accorge, perché affonda il coltello senza dimenticare di condire il tutto con un tono di voce, ora, incalzante e altezzoso.

  • E la regola dei terzi? Secondo te cosa l’hanno inventata a fare? Perché esistono i Corsi di Fotografia? Le regole sono regole, caro, e vanno rispettate! In questa immagine, cazzo, non c’è nemmeno una composizione decente! E poi, secondo te, per un ritratto di questo tipo, puoi utilizzare un diaframma così aperto? Devi chiudere un pò se…

Ma il mio udito si spegne e, mentre il mio interlocutore continua ad inveire, l’unica cosa che voglio chiudere è la sua bocca, stringendo le mani attorno a quel flaccido collo da saccente, per fermare i suoi sproloqui e il suo sadico godimento. Forse anche il suo respiro.

Immaginavo la scena e non posso negare di aver provato una sensazione piacevole nel vederlo soffrire e finalmente zittirsi.

Un dialogo frutto della fantasia, senza alcun riferimento a persone esistenti o fatti realmente accaduti. Ma chi di noi, fotografi in provetta, può dire di non essersi mai trovato in circostanze simili?

Chi può arrogarsi il diritto di affermare che una fotografia è corretta o sbagliata?

La mente mi riporta a quando iniziai ad avere dimestichezza con l’apparecchio fotografico e, nel sfornare le prime immagini, cercavo un confronto, un riscontro, un conforto da parte di chi ne sapeva più di me. Esistono migliaia di Blog per appassionati dove è possibile pubblicare le proprie foto e leggere le opinioni dei colleghi iscritti.

Se qualcuno avesse mai la voglia di collezionare un po’ di questi “colloqui tra fotografi” online, potrebbe farne un libro davvero divertente. Un best-seller.

Scatto di un uccellino.

  • Immagine stupenda, movimento perfettamente congelato, eccellente messa a fuoco e definizione, complimenti.
  • Bella foto e pulizia del file, visto gli ISO utilizzati, peccato per la poca nitidezza, ma in scatti così non è mai semplice.
  • Non capisco perché criticare la nitidezza… io solitamente sono molto scassa balle su questo, ma qui la nitidezza secondo me c’è (la maf è sull’occhio), se mai manca in alcuni punti un filo di dettaglio… ma si tratta di uno scatto dinamico, quindi inutile anche parlarne. Complimenti.

Scatto di una modella.

  • Bellissima, eccezionali i tatuaggi, modella che trasmette emozioni.
  • Stupenda!
  • Complimenti!
  • Veramente bella.
  • Bella! Mi piace il colore e la sensazione di evanescenza.
  • Foto tridimensionale. Mood azzeccato, modella a dir poco stupenda, gioco di luci ben gestito, ottima post-produzione che rientra nei miei gusti. Bravo!
  • Gran bella.
  • Scatto notevole, complimenti!
  • Bella, bella posa, modella, luce, tutto…
  • La foto meriterebbe, peccato hai usato troppa nitidezza su occhi e bocca.
  • Bellissima tutta la serie!
  • Bella galleria, complimenti.
  • Che splendore… che luminosità… che colore… Due orecchini favolosi. Ma il resto è decisamente meglio.
  • Non so se dico una boiata, ma avrei voluto vederla con diaframmi più chiusi, tanto per vedere la differenza.
  • Mi aggrego e aggiungo che mi piacerebbe vederne una versione b/n.
  • La foto è ben pensata ma, a mio avviso, la composizione ne avrebbe tratto un buon giovamento se si fosse visto un pò di più il profilo, naturalmente sempre ammesso che ciò fosse stato possibile con il gioco dei riflessi degli specchi.
  • Sposta la firma in basso sulla panca, così si perde e pare una macchia. All’inizio mi aveva stranito come ti fosse sfuggito un così piccolo particolare.
  • Ottimo pdr.
  • Tocchi tutte le corde. Hai fatto un ottimo lavoro. Speleologia del desiderio di un uomo.

Potrei continuare con Paesaggio, Architettura, Nudo, Street Photography, etc, e con tutti  i divertentissimi litigi virtuali su nitidezza, messa a fuoco, iso, tipo di macchina o di obiettivo utilizzato, diaframmi poco o troppo aperti, punto di ripresa ideale, elementi di disturbo nell’immagine, ma mi annoio e di conseguenza annoierei. Giuro però di aver letto cose che voi umani… Le offese, in alcuni casi, sono degenerate in una richiesta di appuntamento risolutorio, con tanto di indicazione del luogo preciso (Via e Città), un’evidente prova di coraggio, da parte di chi invita, che dovrebbe palesare lo sprezzo del pericolo insito nell’affrontare fisicamente un avversario a prescindere dall’incognita della sua stazza.

Adesso, non vorrei sembrare cattivo ma… sono cattivo.

Che il mondo sia un posto difficile è risaputo, ma leggendo pagine e pagine imbrattate da queste autorevoli opinioni sulla fotografia, davvero ci si rende conto che tanti, troppi, soffrono dei sintomi tipici della rabbia o dell’insoddisfazione repressa che, per quanto possa sembrare una buona motivazione per dedicarsi alla fotografia, ne altera profondamente il significato. C’è una sorta di vocina interna che spinge a proferire parole, per quanto completamente inutili, sull’argomento. A volte persino non richieste. Chilometri di dissertazioni tecnico/scientifiche per spiegare perché un obiettivo è migliore di un altro, o perché un certo numero di megapixel siano indispensabili o inutili per una buona fotografia. Insomma, una vera e propria incessante, inutile, perdita di tempo. E pensare che è proprio il tempo che i sedicenti fotografi dovrebbero in qualche modo fermare.

Se si vuole comprendere a fondo le motivazioni per le quali si dice che la depressione sia il male del secolo, è sufficiente dare un’occhiata ai Blog in generale e sulla fotografia in particolare. C’è addirittura chi, depresso perché non ha avuto successo come Autore, si inventa un Blog, insultando a destra e a manca, scrivendo parole che pretendono di essere percepite come l’unica verità, cercando nuovi adepti da iniziare per la propria setta e raggiungendo l’apice della malattia (quando ormai è terminale), con la stesura di libri su regole e modalità per ottenere una buona fotografia o addirittura un Portfolio fotografico.

È un mondo di matti e se pensi di esserlo anche tu ti assicuro che c’è di peggio. Non hai ancora letto abbastanza. Perché il bello è tutto da scrivere.

In conclusione allora…

Quando possiamo affermare che una fotografia è realmente corretta o sbagliata?

Semplicemente mai.

A tutti coloro che si dimenano all’interno della bolgia fotografica moderna nell’intento di scattare la fotografia tecnicamente o artisticamente perfetta che possa vincere premi su premi e consegnare alla storia una maestria senza eguali sto per dare una brutta notizia: State perdendo tempo, inutilmente.  Il vostro obiettivo è patetico nonché privo di qualsiasi logica. Lo sa bene chi sta facendo di questa vostra voglia di riconoscimenti il proprio lavoro, raccogliendo quote di iscrizione ai concorsi fotografici che promettono la visibilità che state cercando.

I concorsi fotografici, in particolare, meriterebbero chilometri e chilometri di dissertazioni che onestamente mi pare superfluo affrontare.

La fotografia merita certamente uno studio approfondito e l’esperienza da parte di chi ha intenzione di praticarla a certi livelli o per lavoro. Pertanto è giusto imparare a comporre l’immagine utilizzando la “regola dei terzi”, per citarne una, ma è altrettanto giusto infrangerla.

Pensate ai grandi autori che hanno fatto la storia della fotografia.

Pensate a Mario Giacomelli, il mio preferito, che pubblica un’immagine su uno di questi blog e a tutte le critiche che inevitabilmente attirerebbe: fotografia bruciata, orizzonte storto, composizione errata, iso troppo elevati, diaframmi troppo chiusi o troppo aperti, micromosso!!! Ecco, micromosso è la parola che più di ogni altra mi fa sorridere.

Signori, Giacomelli nel 2000 aveva una macchina fotografica acquistata nel 1955 le cui parti restavano unite grazie al nastro adesivo che lui stesso aveva applicato, probabilmente non conosceva nemmeno quali fossero i tempi o l’apertura del diaframma che stava utilizzando poiché aveva stravolto completamente l’apparecchio, rendendolo più simile a una scatola che portava a spasso con orgoglio. Forse era consapevole che i tempi fossero lunghi (aveva letteralmente appiccicato alla sua Kobell un obiettivo non collegato con lo scatto e che pertanto offriva esclusivamente un diaframma tutto chiuso) e portava con sé anche il cavalletto. Ribadisco, tutto questo accadeva nel 2000. E ribadisco ancora, parliamo di uno dei più grandi autori della storia della fotografia.

Di cosa stiamo parlando?

Di niente.

Traetene le dovute conclusioni, ma soprattutto trascorrete più tempo con la vostra macchina fotografica senza troppe elucubrazioni mentali.

La fotografia corretta o la fotografia sbagliata semplicemente non esistono. Esiste la fotografia che racconta qualcosa agli occhi e al cuore di chi osserva e quella che non dice nulla.

Quest’ultima quasi sempre è tecnicamente perfetta!

Buona luce a tutti!